sabato 31 dicembre 2005

statistiche 2005

Stagione dedicata alle salite e alle lunghe distanze. Infatti nel corso dell 171 uscite dell'anno ho infilato 9.653 km con la bellezza di 130.671 metri di dislivello: un migliaio di chilometri in meno rispetto al record del 2002 ma con il 30% in più di dislivello superato.

sabato 24 settembre 2005

Ubriaco... di Grappa

Grappa da Semonzo : comincio a salire sulla costa della montagna quando il cielo è ancora buio, sotto di me le mille luci dei comuni vanno a formare una cartina geografica in dimensioni reali. In lontananza qualche rintocco di campana, per il resto è silenzio assoluto: nessuna auto, nessun animale, solo il frusciare della catena su corone e pignoni. Poi piano piano le luci si spengono e verso est si allarga sempre più una lunga striscia arancione, sotto la quale un bel sole dello stesso colore comincia a riscaldare l'aria. Ormai sono già alle malghe, e mentre i galli annunciano il risveglio i primi pascoli cominciano a popolarsi. Giunto in cima mangio un panino ammirando i monti intorno a me, dal Pasubio all'altopiano di Asiago, dalle vette Feltrine alle Dolomiti, quindi in discesa dentro le fitte nuvole verso Seren del Grappa. Giunto a valle un'anziana signora che sta stendendo il bucato si stupisce nel vedermi scendere dalla montagna così di buon'ora, e nel vedermi girare e ripartire in salita si lascia scappare un "dovrai farti un bel pezzo a piedi".
Grappa da Seren : sono ancora sorprendentemente fresco e riparto di buona lena fino al momento chiave di questo versante: il muro del capitello, 3 km con punte fino al 23%. Ai limiti dell'equilibrio per la mia ridotta velocità mi faccio forza ripetendomi "barcollo ma non mollo"; raggiunto il fatidico capitello riprendo il lume della ragione precedentemente smarrito e continuo senza problemi particolari, superando agevolmente anche gli strappi successivi, decisamente più corti anche se altrettanto impegnativi. In cima al Monte Grappa fa decisamente freddo e mi fermo un paio di minuti premiandomi con un buon the caldo. Classico giornale sotto la maglia e di nuovo in picchiata, questa volta verso Caupo, quasi annoiandomi per la lunghezza della discesa.
Grappa da Caupo : riempite le borracce alla fontana riparto per questo ennesimo versante, avendo sempre sott'occhio il panorama sull'altopiano di Lamon e sul lago di Arsiè che risplendono sotto un cielo limpidissimo. La fatica comincia a farsi sentire, anche se sto decisamente meglio di quanto mi sarei potuto aspettare. Procedo regolare, mangiando nei numerosi falsopiani e superando di slancio i brevi tratti più arcigni. Guadagnando quota il sole sparisce e si torna a patire il freddo, anche se questa volta al rifugio Bassano preferisco concedermi una graditissima birra gelata ! Rapida discesa verso Semonzo dove recupero una borraccia ed un panino che avevo nascosto prima di partire, quindi un paio di chilometri in pianura per raggiungere Romano.
Grappa da Romano : la prima metà della salita è discretamente impegnativa, ma con lo stomaco pieno anche le gambe hanno ritrovato energia, e non patisco particolarmente a raggiungere Camposolagna. Breve contropendenza e si ricomincia a salire dolcemente consentendo ai muscoli di rifiatare. Ormai ci siamo, comincio a sentire il traguardo sempre più vicino, e l'adrenalina abbinata al ritorno di rigide temperature mi aiuta a tenere distante la fatica. Negli ultimi chilometri si torna a fare sul serio, le gambe e la schiena cominciano a soffrire ma la voglia di arrivare in cima è troppa, e così metro dopo metro, una pedalata dietro l'altra raggiungo per la quarta volta il rifugio Bassano tra lo stupore e l'incredulità del gestore, che minaccia anche di chiamare l'elicottero ritenendomi insano di mente ! L'ultima discesa è un'occasione per ripercorrere mentalmente la giornata, con 10 ore e mezza passate a pedalare, quasi 200 km di cui la metà trascorsi in salita per un totale di 6350 metri di dislivello.
La soddisfazione di un'impresa tanto ardua mi porta a riflettere che probabilmente non mi riuscirà di migliorare questa prestazione da salitomane, motivo in più per custodirla in posto speciale tra le mie memorie ciclistiche

domenica 18 settembre 2005

Gran Fondo Avesani 2005

Prologo: come suggerisce il manuale del bravo atleta il pasto della vigilia dovrebbe consistere in un bel piatto di pasta, magari in bianco, ed infatti mi ritrovo a cena di amici con mezzo manzo ad arrostire alla brace: non esagero dicendo che avrò cenato con 1kg di carne !
Alla partenza siamo in quattro gatti sotto una discreta pioggia; mezz'oretta di pianura e si comincia a scalare il lunghissimo monte Baldo di cui la prima metà è piuttosto agevole, la seconda decisamente più ripida: come se non bastasse la pioggia diventa torrenziale ed accompagnata da raffiche di vento gelido che più di una volta mi fanno sbandare paurosamente, la strada si riempie di foglie e rami spezzati. Giunto in cima bevo un meritato the caldo, mi tolgo i guanti, li strizzo e li indosso nuovamente coprendoli poi con quelli di plastica che si usano al supermercato nel reparto frutta e verdura. I primi km di discesa sono terribili: i freni non funzionano, i denti sembrano una mitragliatrice, tremo come una foglia faticando a tenere dritto il manubrio. Fortunatamente poco dopo smette di piovere e la temperatura sale da 5 a 15 gradi, la strada spiana in vista della successiva salita. E' momento ideale per mangiare e fare stretching alla schiena ed alle braccia, e riacquisto così la piena funzionalità del corpo !
La seconda parte del percorso è altrettanto lunga e perfino più nervosa, con continui cambi di pendenza, ed oltretutto sono rimasto solo, ma non sono per nulla preoccupato visto che le gambe girano che è una meraviglia; al termine della salita raggiungo una decina di persone con cui percorro gli ultimi 60km, quasi tutti in discesa. Ritornati a Verona si sale alle Torricelle (ricordate i mondiali dello scorso anno ?): neanche fossimo davvero ai mondiali cominciano gli scatti in salita e decido di stare al gioco, scollinando per primo con un solo inseguitore ravvicinato.
La breve discesa ed il percorso cittadino sui sanpietrini, l'arrivo davanti all'Arena e la seguente doccia bollente sono un vero toccasana, per il fisico e per la mente !
classifica: 97° assoluto (8 ore e 19, 185 km, 3770 metri di dislivello totale).

mercoledì 31 agosto 2005

Creta, Altopiano Lassithi

Seconda avventura in terra straniera, questa volta a ripercorrere una bella salita fatta in auto per scendere dall'altopiano di Lassithi, una trentina di chilometri quadrati di pascoli e coltivazioni, ricchi di mulini a vento che vengono ancora utilizzati come pompe d'acqua per le irrigazioni, mentre altri in pietra, una volta utilizzati come macine, restano abbandonati a guardia dell'altipiano.
Ovviamente anche questa volta la bici noleggiata è assai piccola, forse più di quella della scorsa settimana, ma non posso certo farne una colpa ai poveri cretesi; i turisti mi guardano con gli occhi spalancati mentre camminano verso la spiaggia e non capisco se ad incuriosirli sono le mie dimensioni o quelle della bici, ma di sicuro l'accoppiata è accativante e per questo cerco di non perdere lo spirito goliardico della gita, anche se il mio aspetto è decisamente più serio dell’altra pedalata in quanto non ho il fastidio del casco ciondolante e la mountain bike possiede un normalissimo portaborraccia.
Supero con qualche affanno un paio di dure rampe per poi imbattermi in un pascolo di capre che hanno scavalcato il loro recinto e belano in mezzo alla strada non riuscendo a ritornare nelle zone a loro riservate. I poveri animali sono più spaventati di me e fortunatamente i loro "ricordini" sono talmente piccoli da non costituire alcun problema per le abbondanti ruote della mountain bike. A metà salita una leggera spianata consente di tirare il fiato e di prendere le distanze da un paio di ciclisti che tentavano di raggiungermi, quindi si riprende a salire attraversando un paesello composto da 6 case, due ristoranti e un negozio di ceramica. Una anziana signora seduta sulla soglia di casa risponde divertita al mio "calimera" (buongiorno) e poco dopo un'auto si esalta nel vedermi pedalare gridando e suonando il clacson con entusiasmo, segno che probabilmente la strada non è molto frequentata dai ciclisti, visto che anche la coppia che mi inseguiva si è concessa una sosta al bar. Prima della cima devo subire anche gli sfottò di un’autista che mi invita più volta a salire nel cassone del suo autocarro, ma ormai si intravede il valico con i suo antichi mulini in pietra, schierati come guardiani tra il terreno brullo e spoglio

venerdì 26 agosto 2005

Creta, Valico per Omalos

Due settimane di ferie, ed ovviamente mi risulta impossibile resistere così a lungo senza pedalare. Decido quindi di noleggiare una bicicletta per dare sfogo ai miei istinti; il meglio che riesco a rimediare è una mountain bike che potrebbe farmi da triciclo, con annesso un caschetto da minatore che mi dondolerà a destra e sinistra per tutta la giornata. Partenza dall'albergo nei pressi di Chania, destinazione verso la cima delle gole di Samaria, poste indicativamente a mille metri di altitudine, ma di cui ignoro la lunghezza e la tipologia del percorso. I primi chilometri seguono il lungomare (oggi insolitamente non ventoso) fino ai pressi della città di Chania, quindi svolta a destra ed altra mezz'oretta di dolci saliscendi tra sterimati uliveti fino a raggiungere l'attacco vero e proprio della salita. La strada è scavata nel terreno roccioso e sale dolce con ampi tornanti, mentre il costone della montagna ha pendenza molto ripide: mi viene da pensare che raccoglieranno le olive molto velocemente !
L'asfalto è perfetto, la strada ampia, pedalabile e sempre immersa nel verde, verrebbe voglia di accelerare il ritmo, ma basta dare un'occhiata al mezzo su cui sto pedalando per desistere immediatamente. Girando intorno ad un costone di pietra si apre alla vista l'abitato di Lakki che, arrocato su una collina, sembra messo li apposta per appagare i sensi; da qui in poi il paesaggio cambia decisamente: spariscono gli alberi e il terreno circostante si fa più brullo ed incolto, ricordando vagamente i nostri paesaggi alpini, se non fosse che siamo a quote molto basse e che adesso si vedono i colli sottostanti che disordianatamente accompagnano la strada fino al mare.
La calura comincia a farsi sentire e decido di ricorrere alla borraccia che ho portato con me: non avendo trovato sistemazione migliore che legarla al portapacchi e non riuscendo a scioglierene il nodo, impenno la ruota anteriore su un sasso e mi distendo sull'asfalto per berne alcuni sorsi meritatissimi. Ancora qualche chilometro in cui memorizzo il paesaggio per le foto che farò durante la discesa e finalmente raggiungo il valico, soddisfatto e gioioso per questa pedalata nel buio.

giovedì 28 luglio 2005

Re Stelvio

Notte in tenda in quel di Merano (325 slm), sveglia quando il cielo è ancora buio e subito via sui pedali: subito qualche chilometro di salita fino ad arrivare a Foresta, dove fanno l'omonima birra (dimenticavo: scritto in tedesco diventa Forst) per poi inoltrarsi nella Val Venosta. Dopo 50 km in dolce ascesa tra sconfinate piantagioni di mele (si può dire "meleti" ?) arrivo a Prato dello Stelvio (900 slm) già molto assetato per la calura del fondovalle. La prima metà della salita è dolce e regolare, il giusto per stancarsi un poco, mentre lo shock arriva dopo aver attraversato un torrente sopra ad uno stretto ponticello: la pendenza diventa seria (8%) mentre si gira sul primo tornante, numerato con il 48 !
Da qui in poi la strada non concede più nemmeno un metro di respiro, si sale sulla costa della montagna in mezzo al bosco, fino ad arrivare ad un bel punto panoramico dove la strada svolta a destra e si presenta davanti agli occhi il muro finale: sono ancora parecchi i km da percorrere, e avere davanti agli occhi questo zig-zag di cemento disegnato tra le rocce non è certo incoraggiante. Il sole comincia a bruciare la pelle, la bocca è arsa dal sole, ma continuo avendo come riferimento parecchie decine di ciclisti (soprattutto tedeschi) che raggiungo e supero uno alla volta (ma a che ora saranno partiti per essere già quassù ?); la nomina di ciclista se la meritano solo per l'impresa che stanno compiendo, non certo per l'abbigliamento, la bicicletta che usano o la loro tecnica di pedalata, meno ancora per la loro velocità, ma sono comunque da apprezzare ed ammirare per la loro tenacia e la loro volontà. A terra le scritte inneggianti ai protagonisti dell’ultimo Giro d’Italia, quindi in disparte i count-down dei tornanti e dei chilometri all’arrivo: 5, 4, 3… indurisco il rapporto per il tratto finale ed arrivo in cima, quota 2758, stanco ma enormemente soddisfatto per aver terminato questi 25 km in poco più di due ore. Mi concedo una birra ed aprendo la lattina mi taglio sul pollice, poi mangio mezzo panino, bevo del the che ho nella borraccia e riposizionandola mi si spacca il supporto sulla bicicletta, costringendomi a svuotare la piccola riserva rimasta per mettermi il vuoto in tasca. Vedo il termometro che segna 21 gradi, esagerati per l’altitudine in cui siamo, e decido di interpretare i segnali sopra descritti come un invito ad accontentarmi dell’impresa, rinunciando al giro esagerato che avevo in programma. Mai scelta fu più azzeccata: per scendere non uso nemmeno la mantellina, e a valle il termometro è ben sopra i 30 gradi (36 al mio ritorno a Merano). Piuttosto che la statale questa volta decido di percorrere la ciclabile, molto ben tenuta nonostante sia costretto a superare qualche tratto sterrato, ma ho almeno la possibilità di sopravvivere al caldo e afoso vento contrario rinfrescarmi con delle soste nelle numerose fontane e con delle docce improvvisate sotto gli irrigatori che annaffiano i meleti (word non segna errore, quindi vuol dire che esiste questa parola).

domenica 17 luglio 2005

Gran Fondo Pinarello 2005

La prima difficoltà riguarda la prima parte del percorso, da Treviso a Combai, apparentemente la più facile perchè prevalentemente pianeggiante. A fatica riesco a percorrerla a più di 40 km/h, cosa non facile, visto che intorno a me sfrecciando ondate di ciclisti a velocità decisamente superiore, ma continuo a ripetermi di non farmi prendere dalla foga per non essere costretto a pagarne le conseguenze nel prosieguo della corsa. Passata la prima ora finalmente inizia la prima salita, mi porto in testa ad un gruppetto, quando uscendo dal bosco mi attraversa la strada un gatto nero ! Considerato che il mio numero di gara è il 313 (la targa di Paperino) mi spiego perchè tutti coloro che mi stanno intorno tendono ad allontanarsi dal sottoscritto e a sistemarsi il fondello dei pantaloncini. La salita è lunga ed abbastanza impegnativa: considerando quanta gente sorpasso pedalando e saltando i due ristori posti all'inizio e alla fine della salita stessa, ringrazio di essere riuscito a tenermi a bada nei primi chilometri.
Lunga discesa fino a Valdobbidene con brivido sulla schiena per un inglese che sbaglia un tornante proprio davanti me finendo sul gard-rail e costringendomi ad una svirgolata con la ruota posteriore per evitarlo, quindi mi accodo ad un buon gruppone e su percorso collinare si arriva ai pedi del monte Tomba, che fortunatamente non sarà il luogo del mio riposo perenne, ma dove mi aspetta comunque una vera via Crucis. Infatti, alla fine del tratto più ripido mi prendono i crampi alla coscia sinistra: non mi era mai successo prima e non sapendo che altro fare decido di investire 3 minuti per una sosta dedicata allo stretching. Riparto tutto indolenzito, le gambe sembrano due mattoni ed anche i tratti dalle pendenze più agevoli mi sembrano dei veri muri. Arrivo finalmente al ristoro in vetta, riempio le borracce, divoro un'arancia ed una banana e riparto in discesa ritrovandomi nel tratto di pianura in un ennesimo gruppone di cavalli scatenati. Per paura di non riuscire più ad inerpicarmi sul montello, ultima salita di giornata, decido di lasciarli proseguire con i loro 45 km orari fatti di continui scatti, rallento ed aspetto il gruppo successivo al quale mi aggrego fino ai piedi della terribile presa XIV.
Fortunatamente è una salita che conosco bene, piuttosto dura ma anche relativamente breve, così sparo tutte le mie ultime energie e in pochi minuti torno ad agguantare il gruppone che avevo lasciato andare in precedenza, al quale mi aggrego per il ritorno a Treviso con gli ultimi 20 chilometri percorsi a quasi 45 di media.
(139 km, 2350 metri di dislivello, tempo 5h 47', media 29 km/h, 609° su 1512).

domenica 19 giugno 2005

Gran Fondo Campagnolo 2005

Lo stato di forma è buono, la voglia di far bene tanta. Il percorso è stato allungato aggiungendo una decina di chilometri alla partenza, che come al solito vengono percorsi a velocità siderali; all'inizio della prima salita, essendo partito abbastanza davanti (3800 gli iscritti totali) il traffico è sopportabile e si procede abbastanza regolari, tanto che non sembra nemmeno di fare fatica. Lunga discesa fino alla Valsugana dove inizia il passo Manghen: è vero che ho pedalato in condizioni ben peggiori, ma il caldo e l'umidità si fanno subito sentire, soprattutto per il fatto che nelle scorse settimane il clima è sempre stato sopportabile ed il fiscio deve ancora abituarsi alle condizioni climatiche estive. Le gambe faticano, faccio fatica a mangiare roba solida per la bocca impastata, bevo come un cammello e a questo punto decido che l'importante è arrivare al traguardo, indipendentemente dal tempo e dalla classifica. Mi riempio la pancia di frutta al ristoro ed inizio il tratto più duro del percorso, dove le gambe riprendono a girare a meraviglia (sarà stato anche il fresco dell'altitudine ?). Seconda discesa da brividi, lungo piano con vento a favore (mai successo in quel tratto di stada) e si ricomincia a salira il Passo Rolle, che affronto molto prudentemente (forse anche troppo) temendo di andare in riserva troppo presto, visto che mancano ancora 80 chilometri all'arrivo. Nella discesa, conoscendo bene la strada, mi porto in testa ed in picchiata raggiungo diverse persone, tanto che alla fine ci ritroviamo in una dozzina per affrontare i chilometri semi-pianeggianti che portano all'attacco del Croce d'Aune, dove inizia la vera Campagnolo, visto che le pendenze si fanno nuovamente importanti e la fatica fatta fino a quel punto si fa' decisamente sentire. E' quindi il momento giusto per utilizzare tutte le "bombe" che mi sono rimaste a disposizione: scarica adrenalinica per il tifo di mia moglie incontrata per strada, panino con marmellata, mezza banana, bustina energentica di carboidrati liquidi (giuro che era in regalo, altrimenti non la avrei mai presa) ed infine il pensiero che il traguardo ormai è vicinissimo ! Fortunatamente le energie ritornano e risco a superare quest'ultimo scoglio in maniera più che soddisfacente; alla fine il risultato resta in linea con le precedenti partecipazioni: 214 km in 8 ore e 53 minuti, 539 classificato.

domenica 5 giugno 2005

Gran Fondo Wilier Triestina 2005

I primi 6 chilometri vengono percorsi a velocità controllata dietro alla macchina dell'organizzazione che ci porta a fare un giretto per il centro del capoluogo vicentino. Non fosse per la gente che cerca di superare correndo sui marciapiedi e le troppe auto parcheggiate a bordo strada sarebbe anche una situazione piacevole. La gara vera inizia con la salita (corta ma dura) al santuario di Monte Berico, da cui si prosegue in salita fino alla dorsale dei monti berici. Essendo questa prima salita seguita da parecchi chilometri di saliscendi a bassa quota decido di correre come un disperato per agganciarmi a qualche trenino composto da corridori veri, quelli che viaggiano a 50 km/h e non si stancano mai. Così do fondo alle mie energie e in un baleno siamo già a metà percorso: da qui al traguardo mancano ancora 80 chilometri e ci sono da superare quattro colline un poco più impegnative. Le prime due sono un piccolo calvario, in quanto le gambe sono dure, i panini con lo speck non sono bastati a recuperare le energie e più che altro i corridori del gruppo cui faccio parte sono troppo forti per le mie capacità. Pian piano mi sfilo, ma fortunatamente il percorso è un saliscendi continuo e si va bene ad affrontarlo anche da soli procedendo con il proprio passo. Giunge finalmente l'ora di ingerire la mia bomba segreta (che raccontandolo adesso di segreto mantiene solo le dimensioni): panino con marmellata di mirtilli ! Come Braccio di ferro con i suoi spinaci le gambe riprendono vigore, lo spirito si rinfranca e mi rendo conto che la gente che pedala al mio fianco sta andando decisamente piano, quindi gradualmente comincio ad aumentare il mio ritmo. Nell’ultima salita supero un buon numero di “cadaveri” che sono ormai arrivati al fondo delle energie, e scollinando vedo arrivare alle mie spalle una decina di corridori, probabilmente rallentati da una foratura (pare qualche criminale abbia buttato dei chiodi sulla strada, costringendo al ritiro o attardando almeno 300 ciclisti), così affronto con calma l’ultima discesa e mi accodo al gruppo per concludere ad elevata velocità gli ultimi 20 chilometri di pianura. Al ritorno in centro città il gruppetto rallenta troppo ad una rotonda a 200 metri dall’arrivo così mi trovo, grazie anche ad una piccola volata, a guadagnare altre 10 posizioni, classificandomi 172° assoluto (5 ore e 40, 156 km, 2500 metri di dislivello totale).

giovedì 26 maggio 2005

Monte Grappa da Valle San Liberale

Sveglia prima del gallo (5.30) per poter essere sotto le montagne (Pederobba) a pedalare fin dalle prime ore del mattino. Breve percorso collinare, ideale per scaldare i muscoli, quindi deviazione verso Fietta: nei pressi di una rotonda si seguono le indicazioni per Valle San Liberale e si superano subito due brevi tratti piuttosto impegnativi. Raggiunta una ex-colonia si devia a destra (direzione Vedetta) entrando subito nel bosco. La strada prende a salire con stretti tornanti sul costone della montagna decisamente ripido: da un lato le rocce scavate per far spazio alla strada, dall'altro le cime degli alberi umide regalano frescura ed odori intensi, l'asfalto appena rifatto attutisce tutti i rumori tanto che si sente il solo frusciare della catena. Dopo alcuni chilometri la strada si impenna ed il fondo stradale diventa ruvido e si riempie di buche e brecciolino: subito penso che sarebbe impossibile per uno schiacciasassi percorrere queste pendenze (20%), ed infatti poco dopo si torna alla situazione precedente per altri mille metri. Dopo l’ennesimo tornante la salita torna a farsi ancora più impegnativa di prima, complice anche la condizione climatica: il sole è salito e comincia a scaldare la schiena, visto che gli alberi sono misteriosamente scomparsi lasciando spazio solo all’erba ed alle rocce. Mi sorpassano una decina di ragazzi con i loro motorini che annaspano, tanto che dopo un tornante uno di questi (probabilmente non lo aveva elaborato a sufficienza) sta percorrendo a piedi un tratto di salita. Dopo il “salto della capra” si costeggia un burrone per poi immettersi nella strada che arriva dal monte Tomba: questa è larga poco più di due metri e attraversando i prati scollina malga Archeson per poi scendere nel cuore del Grappa. Ci si trova circondati da prati e pozze d’acqua, tra malghe e pascoli, scortati da vacche e grilli che cantano, con questa sottile striscia di asfalto nero che li attraversa zig-zagando (so che li appassionati di Mountain Bike la malediranno). Si torna quindi verso la costa della montagna, dove in dolce ascesa si possono ammirare i colli Asolani e la pianura sottostante, fino al ricongiungimento con la salita di Semonzo, percorrendo gli ultimi chilometri della quale si raggiunge la cima della montagna.

sabato 7 maggio 2005

L'asfalto del Monte Grappa

Sabato scorso mi ero preparato per affrontare la prima di una serie si scalate multiple alla cima del monte grappa. Come primo exploit di questo tipo avevo previsto la salita "classica" da Romano (Bassano), la discesa verso il feltrino dal versante di Caupo, quindi da Seren del Grappa inoltrarmi per la valle di Seren e da qui risalire verso la cima per Chiesa Nuova, il versante più ripido ed impegnativo cui raggiungere la cima del Monte Sacro.
La prima salita la affrontata con calma, con l'idea di non stancarmi e per risparmiare quande più energie in vista di muri che mi attendevano nel secondo versante. Anche la discesa ed i pochi km di pianura successivi li ho fatti con tranquillità, mangiando e cercando la giusta concentrazione.
I primi tratti della salita da Seren sono piuttosto agevoli e li ho superati senza problemi, quando ecco avvicinarsi sempre più la prima rampa (siamo su pendenze prossime al 20%). Ecco che raccolgo le energie, mi alzo sui pedali e comincio a spingere con il massimo delle energie... ed improvvisamente sento uno schiaffo sulla guancia destra e non capisco più nulla. Pochi secondi di disorientamento, mi trovo disteso sull'asfalto a pelle di leone: alzo lo sguardo e con la bicicletta impennata sopra di me, al che rivolgo lo sguardo verso il basso e vedo la ruota incastrata per un terzo in una griglia di scarico dell'acqua. Ne avevo appena passate due di uguali, evidentemente leggermente in diagonale, e mai più mi sarei aspettato che la ruota passasse tranquillamente tra le griglie: in sostanza mentre pedalavo è stato come se mi avessero tolto improvvisamente la ruota anteriore. Fortunatamente ero in salita ed indossavo il casco (Indossarlo sempre, anche in salita !!) e me la sono cavata con qualche abrasione sullo zigomo e sul mento, oltre che con un ginocchio un poco gonfio, però mi sono trovato la ruota tutta imberlata e sono stato costretto a tornare indietro e ritornare al punto di partenza per la Valsugana.
Vabbè... cose che capitano... oltretutto raccontandola in maniera ridicola e Fantozziana non fa neanche tanto male...

domenica 17 aprile 2005

Gran Fondo Recoaro 2005

Fa freddo, siamo intorno ai 5 gradi, ma già il fatto che non piova, a dispetto delle previsioni, è motivo di soddisfazione. Manca più di un’ora e sembra di stare all’interno di un formichiere; intorno a me si vedono ciclisti intenti ed indaffarati nei preparativi: alcuni con frenesia e agitazione, altri, tra cui il sottoscritto, con calma quasi rituale. Ci si cambia, si attacca il numero alla maglia, chi si massaggia con olio riscaldante, quindi si da' un'ultima controllata alla bicicletta e finalmente ci si allinea alla partenza mentre un tiepido sole aiuta a sopportare meglio il nervosismo di questa attesa.
Si parte in leggera discesa e la velocità sale subito sui 50 km/h. Le strade ampie ed il percorso ondulato mi consento di vedere i primissimi poco davanti, e alle loro spalle il lungo serpentone comincia ad essere allungatissimo. Le prime salite frazionano il gruppo ed inevitabilmente ci si aggrega per superare i successivi tratti di pianura; il percorso vallonato e la concentrazione fanno volare le prime ore di gara, coinvolto come sono da questa specie di trace agonistica. Paradossalmente si fatica di meno in salita, dove il ritmo si mantiene sempre costante, mentre quando la strada spiana si è costretti a continui scatti e contro scatti per non perdere la ruota di chi ci precede. Il percorso non è durissimo e nemmeno particolarmente lungo, e questo consente di evitare le soste ai ristori: approfittando della gentilezza degli inservienti riesco comunque a prendere al volo una banana, dell'acqua ed una crostatina, avendo modo di ricaricare le batterie senza perdere del tempo prezioso.
Si arriva così a metà percorso, dove i compagni di viaggio sono diventati amici e non più avversari da staccare, si è passati su strade secondarie ed il ritmo è diventato meno infernale, anche se sempre piuttosto sostenuto. Si ha modo così di ammirare ed assaporare gli isolati paesi delle colline circostanti, di sentire profumi degli alberi e della natura, amplificati dalla stagione primaverile e dal sole che sta asciugando il sottobosco reso umido dalla pioggia dei giorni precedenti.
Ormai resta solo la salita finale: ci si aspetta una salita morbida e regolare, invece una deviazione per lavori in corso ci dirotta su una stradina secondaria che sale ripida in quota per poi restarvi con continui saliscendi. Le gambe cominciano a far sentire la fatica e nei tratti più ripidi il gruppo si screma, tanto che alla fine scolliniamo solo in due e ci lanciamo con tutte le ultime energie negli ultimi chilometri per evitare di essere raggiunti nuovamente dal resto della compagnia. Alla fine con soddisfazione riusciremo nel nostro intento ed anche il risultato numerico sarà decisamente soddisfacente, amplificato anche dalla consapevolezza di essermi spremuto al massimo delle mie capacità.
(139 km, 2500 metri di dislivello, tempo 4h 56’, media 28 km/h, 238° classificato)

mercoledì 12 gennaio 2005

Frasi celebri

Vado così forte in salita per abbreviare la mia agonia.
Marco Pantani